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Quaresima: come una Cattedrale

19/03/2021 20:48

Admin

Articoli, quaresima,

Quaresima: come una Cattedrale

Condividiamo volentieri con voi qualche riflessione su TEMPO SANTO della QUARESIMA.

"Per amore del tuo amore"

 

«Per me la Quaresima è come una Cattedrale».

Così esordiva don Giovanni Battista Montini –oggi san Paolo VI -il 15 febbraio 1931 sulle pagine di Azione Fucina, la rivista dei giovani universitari cattolici di cui era Assistente.

La sua riflessione inaugurava allora il tempo quaresimale; oggi visita l'ultima tappa dei nostri appuntamenti. Tuttavia sostare all'interno di questa singolare Cattedrale sotto la sua guida può orientarci nei giorni a venire: quelli della Quaresima e quelli di questa vita terrena che in essa è simbolicamente rappresentata.

Con l'arte propria di chi sa riversare nella parola la ricchezza di vibrazioni interiori, don Giovanni Battista varca la soglia della Cattedrale-Quaresima e raccoglie una suggestiva analogia di impressioni spirituali: «Le ginocchia si piegano e la testa s'innalza, l'occhio si perde e l'anima si libra, sollevata ad altezze che non conosceva e quasi portata in su di slancio dall'agilità e dalla forza con cui la materia è salita a formare l'edificio; e invade un senso di vastità e d'armonia, di ritrovamento di sé e di comunione con Dio, di necessità della moltitudine per riempire di canto e d'orazione l'intera navata, e un raccoglimento profondo, sovvertitore dei pensieri ordinari e dei cattivi desideri, scava e scopre nell'anima un silenzio che sotto dormiva prima sconosciuto, e ora è lì, abissale e oscuro, ed attende dal fondo una voce nuova che tutto lo riempia e lo illumini».

È un testo che lascia col respiro sospeso: è voce dell'anima... Qui non possiamo raccogliere le molteplici risonanze suscitate: ne lasciamo il compito al lettore. Ci soffermiamo solamente sul gesto iniziale e sul silenzio finale per farne tesoro.

Le ginocchia si piegano e la testa s’innalza. Genuflettersi e guardare in alto: è il gesto del penitente ma, ancor prima, del credente e dell'orante. «Chi vuol avvicinarsi a Dio – ricordava Benedetto XVI – deve poter guardare in alto –è essenziale. Ma deve altrettanto imparare a inchinarsi, poiché Dio stesso si è inchinato: nel gesto dell'amore umile, nella lavanda dei piedi, in cui Egli sta in ginocchio davanti ai nostri piedi – è lì che lo troviamo». Se avessimo perduto, dimenticato o disimparato questo gesto dovremmo impararlo di nuovo!E compierlo bene: «né frettolosamente né sbadatamente – esortava Romano Guardini – … ma profondamente, lentamente; ché questo ha da significare: “Mio grande Iddio!...”. Ciò infatti è umiltà ed è verità e ogni volta farà bene all'anima tua».

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Un silenzio che sotto dormiva... ora... attende... È il silenzio che possiamo esplorare quando siamo “a tu per tu” con noi stessi, nella nudità del nostro essere, oppure “a terra”, di fronte a una faticosa scelta, come il chicco di grano del vangelo.Èun silenzio rivelatore, specchio ed eco del nostro cuore, che ci porta allo scoperto: «Vivoper me o nel dono di me?».Il chicco del vangelo si lascia andaretra le zolle della 

terra, muore, macera fino a disfarsi tutto ma poi, al tempo opportuno, spiga in novità e fecondità, e porta nutrimento. Il mistero del chicco di grano caduto a terra ci interpella e ci attira. Entrare in esso è entrare nel cuore del mistero della Croce di Gesù, del suo sìal Padre: mistero di abbandono confidente, di attesa silente, di ferma speranza. È scegliere di vivere per il Regno e spendersi nel dono di sé, seguendo così le orme di Gesù. Nel silenzio che attendepuò allora fiorire quella bella preghiera che dà forma di croce, cioè di dono, a tutta l'esistenza: «Per amore del tuo amore!». Così hanno pregato e vissuto, tra tanti, Agostino d'Ippona (Le ConfessioniII,1,1; XI,1,1) e Francesco d'Assisi (preghiera Absorbeat).

Nella Cattedrale di questa Quaresima sostiamo in ginocchio e preghiamo per vivere anche noi così: «Per amore del tuo amore!».

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